Il giovane Lale Sokolov è costretto a tatuare le cinque cifre identificative sul corpo delle donne che arrivano ad Auschwitz. Lale è ebreo come tutte loro e giorno dopo giorno lavora a testa bassa per non vedere un dolore così simile al suo. Finché una volta non alza lo sguardo, per un solo istante: è allora che incrocia due occhi che in quel mondo senza colori nascondono un intero arcobaleno. Il suo nome è Gita. Un nome che Lale non riuscirà più a dimenticare. Gita diventa la sua luce in quel buio infinito: racconta poco di lei, come se non essendoci un futuro non avesse senso nemmeno un passato, ma sono le emozioni a parlare per loro. Quando il destino tenta di separarli, però, le parole che hanno solo potuto sussurrare restano strozzate in gola.